Pagine del passato, riflessioni del presente ed ansia del futuro

Amo leggere. Il profumo delle pagine dei libri, la sensazione di immergermi in un mondo diverso, l’emozione di percorrere le avventure dei personaggi sono per me fonte d’infinito piacere. A volte però mi piace ritornare, a distanza di anni, a quei libri che hanno lasciato un segno sulla mia adolescenza. Questa volta la scelta è ricaduta su “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen. La seconda rilettura è stata altrettanto piacevole, ma i quindici anni trascorsi hanno portato con sé una notevole differenza nel modo in cui mi sono avvicinata a questa storia. Se da adolescente ero assorbita dalle trame romantiche e dal tenebroso Mr. Darcy, l’adulta che sono diventata, ormai psicologa di professione, è stata attratta dal talento della scrittrice nel catturare e descrivere esperienze umane talvolta complesse da cogliere appieno. Parlando di Elizabeth, la protagonista di questa storia, l’autrice scrive: “Leggeva con un fervore che a stento le permetteva di capire, mentre l’impazienza di sapere ciò che diceva la frase successiva le impediva di cogliere il significato di quella che aveva sotto gli occhi”. Sebbene non fosse l’intenzione della scrittrice, questo passaggio mi ha portata a riflettere sull’ansia. Credo infatti che questa frase ne catturi magistralmente uno degli aspetti centrali: l’anticipazione.

Ma procediamo con ordine.

Vorrei innanzitutto sottolineare che parlare d’ansia o dei disturbi d’ansia non è semplice; si tratta infatti di un tema straordinariamente complesso. In questo articolo, vorrei concentrarmi su un aspetto di quest’esperienza, l’anticipazione, ma ci sono tante altre sfaccettature da esplorare che saranno trattate in futuri approfondimenti. Inoltre, dobbiamo sempre tenere presente il concetto di soggettività. Ogni persona è unica, come unica è la sua storia di vita. Due persone possono essere accumunate dall’aver convissuto con l’ansia, ma si tratterà comunque di due “ansie” differenti: esperienze incomparabili, plasmate dalle circostanze e dalle esperienze individuali.

Il DSM 5 raggruppa sotto l’etichetta “Disturbi d’Ansia” tutte quelle condizioni “che condividono caratteristiche di paura e ansia e disturbi comportamentali correlati. La paura è la risposta emotiva ad una minaccia imminente reale o percepita, mentre l’ansia è l’anticipazione di una minaccia futura”. Una cosa salta all’occhio chiaramente: le condizioni che rientrano sotto l’ombrello dei Disturbi d’Ansia hanno in comune la percezione di una minaccia, che può essere reale, immaginata o attesa nel futuro. Siamo umani, e percepire un pericolo ci spinge necessariamente a cercare modi per proteggerci o per affrontare la situazione. In tal senso, ansia e paura possono essere quindi viste come nostre alleate: svolgono un ruolo critico nella protezione e nella sopravvivenza umana. L’ansia, con la sua anticipazione di minacce future, può renderci vigili e pronti ad affrontare potenziali pericoli, mentre la paura scatta quando una minaccia è presente nel qui ed ora, innescando risposte istantanee di lotta o fuga. Tuttavia, in alcune circostanze, queste emozioni possono essere eccessive o disfunzionali, causando disagio ed interferendo con la nostra vita quotidiana. Quando l’ansia supera un certo limite, prendendo il sopravvento delle nostre giornate, può proiettarci direttamente nel futuro, rendendoci costantemente preoccupati per ciò che potrebbe accadere. In un modo simile ad Elizabeth, il personaggio che legge col fervore dell’irrequietezza, spesso siamo impazienti di conoscere ciò che il futuro ci riserva. Tuttavia, l’impazienza di Elizabeth la rende incapace di “cogliere il significato di quello che aveva sotto gli occhi”, proprio come a volte essere costantemente concentrati sul futuro e sulle sue incertezze può oscurare la bellezza e le opportunità del momento presente.

L’ansia, a mio avviso, trova spesso terreno fertile nell’incertezza.

Il futuro per sua natura è incerto e l’ansia attecchisce sulle nostre paure più profonde riguardo a ciò che potrebbe accadere. Questa incertezza può spingere istintivamente a cercare risposte immediate e a volte, anticipare il peggio può, paradossalmente, sembrare più rassicurante che vivere in un’indeterminatezza sconosciuta. Ciò consente, ad esempio, di formulare piani d’azione, evitare situazioni temute e creare un certo senso di controllo. Tuttavia, dobbiamo anche chiederci a quale prezzo paghiamo questa apparente sicurezza, l’ansia eccessiva può infatti limitare la capacità di vivere appieno il presente e godere delle sfide e delle opportunità che la vita offre.

Convivere con l’ansia, specialmente quando questa diventa dominante, può essere un percorso complesso.

Mantenere una costante attenzione alle possibili minacce e ad un futuro intrinsecamente imprevedibile può essere “drenante”, intaccando le energie sia fisiche che emotive. Nonostante le sfide e l’incomodità che l’ansia può causare, è essenziale comprendere che essa è una parte di noi, un risultato delle nostre esperienze di vita. Rappresenta infatti la modalità migliore, sebbene scomoda, che la persona è riuscita a costruire per preservare l’equilibrio e l’identità personale; una sorta di meccanismo di sopravvivenza. In questo contesto, l’ansia, così come altre manifestazioni emotive e sintomatologiche, può essere letta e decodificata nella nostra storia individuale come un modo di rapportarsi a noi stessi e agli altri. Non dovremmo vedere l’ansia come qualcosa da eliminare o eradicare, ma come una parte di noi con cui dialogare in un’ottica di comprensione personale. Instaurare quindi un dialogo profondo con questa parte di noi è fondamentale per coglierne il messaggio intrinseco. Quando acquisiamo una chiara comprensione dei nostri schemi cognitivi ed emotivi, nonché delle modalità con cui interpretiamo la realtà, diventa possibile intraprendere nuovi percorsi di crescita e sviluppo.

 

Riferimenti Bibliografici
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione (2013). American Psychiatric Association. Raffaello Cortina, Milano.
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